domenica 29 dicembre 2019


SAPER VEDERE

Perché un quadro è bello
Molti osservando un quadro non riescono a capire il motivo per il quale debba essere definito bello. La maggior parte delle persone è convinta che bello equivalga ad uguale, a verosimile, cioè crede che un quadro più rappresenti in maniera Fedele ciò che descrive più sia bello.
Questo lavoro di Monet per esempio non è bello perché riproduce in maniera Fedele la scena che stiamo guardando.

il quadro non si guarda come si guardano le cose reali. L'arte si percepisce con un'emozione interiore di partecipazione.
L'immagine può contenere: spazio all'aperto e natura
Ciò che rende affascinante questo lavoro è una dinamica insolita, Noi siamo portati con lo sguardo ad andare avanti tra la staccionata ed il filare degli alberi, siamo portati dalla prospettiva ad osservare l'orizzonte lontano in un percorso in avanti In realtà poi c'è il treno che sta venendo nella direzione opposta.

Quello che crea tensione quindi è questa doppia dinamica di qualcosa che siamo portati a vedere e qualcos'altro che siamo indotti a "sentire" .

Il trucco di Monet in questo caso è quello di farci sentire al lato della scena come se stessimo camminando al di qua della staccionata

in questo caso osserviamo con gli occhi ma percepiamo con l'intelligenza. Questo crea una tensione profonda: stiamo ammirando qualcosa che è finzione, cioè un dipinto ma stiamo anche ragionando sul movimento, che è qualcosa di reale. Questo produce una sospensione del tempo ed una dilatazione dello spazio, sentiamo il rumore del treno, percepiamo il freddo di questa giornata invernale, possiamo anche cogliere le riflessioni ed il silenzio dei personaggi in lontananza e nonostante questo sappiamo che tutto questo è su un pezzo di tela con dei colori mischiati fra loro

Ecco questo è uno degli elementi che rende questo lavoro "bello"


I libri

                   

domenica 17 novembre 2019

COME IMPARARE A VEDERE


Tutti credono che disegnare dipenda da una qualche abilità della mano. In realtà saper disegnare dipende dalla capacità di saper vedere.


Scrive Jerome Bruner: «C’è qualcosa di bizzarro nel processo creativo per quanto il compito che uno si prefigge possa essere  serio. E vi è qualcosa di ugualmente bizzarro nello scriverne perché se è mai esistito un processo totalmente muto, questo è il processo creativo. Bizzarro, serio e muto». Anche Einstein dice più o meno la stessa cosa: «Le parole, e in generale il linguaggio come viene scritto e parlato, non hanno alcun ruolo nel mio processo di pensiero».
Queste riflessioni mettono benissimo a fuoco l’argomento di questo capitolo: creatività e linguaggio. Due nemici assoluti.     Forse è per questo che molte persone sono lontane dalla creatività.
Il modo di pensare occidentale è un modo di pensare linguistico: quando pensiamo, noi parliamo, facciamo un colloquio interiore fra noi e noi stessi e, mentre guardiamo le cose, le pensiamo e ne
parliamo.
Cosa vedi in questa immagine?
sicuramente hai pensato ad un quadrato con qualcosa sovrapposto sui quattro angoli


  

La tua osservazione è diventata PENSIERO ha costruito due piani, uno sotto ed uno sopra, nel primo c'è un quadrato e nel secondo, sovrapposto al quadrato, una serie di linee. GIUSTO? E' accaduto proprio questo vero?
In realtà c'è un esagono con diverse righe aggiunte. COSI' E' PIU' CHIARO?





Ogni colta che osserviamo qualcosa la nostra mente cerca in quella cosa ciò che sa già, e se trova un elemento che lo conferma, non va più avanti, si ferma a ciò che crede di sapere.

QUANTO AVRESTI SCOMMESSO SUL QUADRATO ESISTENTE?


E' Più facile e meno impegnativo riconoscere ciò che è facile anzichè osservare con attenzione.


QUESTO E' IL PROCESSO DI SEMPLIFICAZIONE CHE IMPEDISCE A MOLTI DI ESSERE CREATIVI

Cioè se noi osserviamo del pane su un tavolo, diciamo semplicemente dentro di noi «pane» e il pane ha tutte una serie di caratteristiche che non stiamo lì ad analizzare, a studiare, a percepire e a capire. Quando dobbiamo risolvere un problema, noi occidentali ci affidiamo al linguaggio: «Devo inventare una lampada, come posso fare una lampada?» 
Proponendo queste domande in un colloquio interiore, la mente si concentra su ciò che è lampada, ovvero su ciò che io sto cercando di trasformare, di inventare. Ora, l’invenzione è qualcosa che non
“è” ancora. Ciò che sarà inventato domani non esiste oggi, per cui non esiste nemmeno la parola che lo definisce. Heidegger diceva che nessuna cosa esiste dove manca la sua parola.
Allora come posso io trovare qualcosa che non ha ancora un nome  cercandola nei nomi? Questo aspetto è il più delicato perché, come amano dire tutti i grandi artisti e gli uomini di scienza, il
processo creativo è un processo che non conosce il linguaggio. È un processo che si rivela per sinestesie, per immagini complesse, nutrendosi di emozioni insolite.
Questa modalità è connaturata all’emisfero destro del nostro  cervello, che è l’emisfero intuitivo, quello che non usa il linguaggio e che produce delle relazioni che altrimenti noi non faremmo mai. 


Allora il primo punto, il primo elemento, la prima condizione che permette a un processo creativo di compiersi sta nell’apprendere l’arte del pensiero laterale. Bisogna imparare a pensare per sensazioni.


Abbiamo visto più volte in queste pagine come sia fondamentale per qualsiasi processo creativo saper vedere, essere in grado cioè di visualizzare e mettere a fuoco immagini interiori, concetti, sensazioni, per poterli poi rappresentare. L’attitudine creativa di scienziati, musicisti, designer, artisti è sempre accompagnata da un’eguale attitudine rappresentativa.


Ma questa capacità è per molti un insormontabile ostacolo, al quale spesso si supplisce con un uso esagerato della tecnologia. 
Ma questa non è una buona strada. La capacità di saper vedere non riguarda infatti tanto il mondo lì fuori, le cose della realtà esterne a noi, ma la realtà interna al nostro pensiero, la visione interiore, quello che c’è dentro di noi e il modo in cui rappresentiamo dentro di noi quello che è lì fuori.


Questo tipo di visione determina la nostra memoria, la nostra storia emotiva, l’idea che abbiamo del mondo, del tempo e dello spazio, delle cose possibili e di quelle che non lo sono. Di quanto crediamo al vero o al falso di ciò che è degno di attenzione o non lo è.


L’idea che abbiamo di Dio, per esempio, è determinata dall’immagine che ne abbiamo costruito dentro di noi. Dal Cinquecento in poi, in Occidente, Dio è immaginato con la barba, in alto nel cielo, con un aspetto vegliardo e questo costituisce il tipo di rapporto che ognuno di noi ha con la divinità. Questa immagine deriva dalla pittura di Michelangelo, più precisamente dall’affresco " Il giudizio universale" che si trova nella Cappella Sistina. Rappresentando così Dio dentro di noi, il nostro rapporto che abbiamo con lui è filiale, è un rapporto tra padre e figlio e questo determina comportamenti e convinzioni precise. 


Quello che voglio dire è che immaginare una cosa in un modo piuttosto che in un altro ha conseguenze diverse. Per questo ogni buon coach cerca di aiutare a correggere l’immagine che abbiamo di noi stessi. 

Così come è diverso l’effetto sui nostri sentimenti di qualcosa immaginato vicino o lontano, grande o piccolo, contestualizzato o etereo, allo stesso modo l’immagine che abbiamo dentro di noi determina il nostro rapporto con il mondo.
Ecco perché vedere è una cosa alla quale dobbiamo essere educati.


Il Libro

  


ESSERE UNICI  

Il Vero Talento



Chiedetevi cosa vi rende diversi da tutti, che cosa vi rende unici. E costruite su quella unicità un impero.
 Quando abbiamo trovato ciò che ci rende unici iniziamo a gioire di una ricchezza infinita.
Cambiare quello che siamo ci rende deboli e bisognosi del maglione con la firma di qualcun altro.

Il tentativo della società è quello di renderci un Unico esemplare di compratore.
E per fare questo deve indebolire ognuno di noi facendo credere ad ognuno che c'è un modello che funziona e che...non siamo noi.
 Solo voi avete quel naso, quel corpo, quelle labbra, cambiarle trasformarle significa nascondere un tesoro infinito. Significa voler trasformare quello che non siamo perché le labbra, il naso, i nostri occhi, esprimono solo ciò che siamo. La creatività è l'unico modo che abbiamo per manifestare noi stessi. La creatività non è solo arte, poesia, musica, la creatività è il modo nel quale manifestiamo la nostra intima natura, ciò che di noi è unico ed irripetibile 
La creatività, l’espressione, la manifestazione di ciò che proviamo, ci rendono consapevoli di noi stessi, di ciò che siamo, della profonda ed irripetibile unicità che ci rende speciali. 
Colui che è consapevole di sé, è un uomo ricco.


Il Libro

  




giovedì 7 novembre 2019


IL TALENTO NON ESISTE


Sono fermamente convinto che il talento, il genio, la creatività, come noi li abbiamo sempre pensati, non esistano affatto. Siamo portati a confonderli con la predisposizione, che è una sorta di
migliore conformazione a fare qualcosa.

 Tuttavia sono infiniti i casi di quanti, pur avendo una predisposizione pari allo zero, anno vinto le Olimpiadi o il premio Nobel, inventato cose
straordinarie, scritto opere meravigliose, cantato brani immortali.Il talento e il genio sono gli argomenti che adducono gli smidollati per giustificare il loro disimpegno. Conosco personalmente uomini e donne con un’immensa predisposizione che vivono di fallimenti e di insuccessi.

Quanti nella vostra classe erano bravissimi in qualcosa? Ognuno di noi ne conosce almeno una decina, bravi nel canto, fuoriclasse nello sport, abilissimi nella manualità, scrittori modello. Nessuno
di loro è oggi manifestazione del proprio sogno. La grazia, la bellezza, il successo, le abilità, sono uscite invece da chi era in ombra, da chi non manifestava segni di eccellenza.

Insegno da venti anni a disegnare a coloro che credono di non avere talento e tutti, in sole 6 o 7 lezioni, riescono a fare un ritratto.

Un’importante studio del Center for eDesign delle Università di Amherst e Virginia Tech, pubblicato su Psychological Science, (Obscure Features Hypothesis - OFH di McCaffrey), ha rivelato che: «Non esistono dunque cervelli poco creativi ma solo poco allenati ed è possibile, con esercizi ad hoc e sviluppando alcune tecniche, arginare e superare gli ostacoli che impediscono alla mente di produrre idee innovative».

Il Libro

  



martedì 7 maggio 2019

COME PENSA UN ARTISTA


 Ciò che realizziamo dipende dal modo in cui pensiamo, ma come disse Heidegger noi pensiamo solo in base alle parole che abbiamo.
I creativi invece sanno pensare anche senza usare le parole. Per questo inventano ciò che gli altri possono solo...usare
Alterare il modo di percezione di una cosa ne trasforma sostanzialmente il significato. Le persone generalmente hanno un solo modo di percepire e lo usano per osservare la natura, per fare l’amore, per gustare un buon piatto, per ascoltare una musica: cioè come se un’orchestra suonasse tutta la sinfonia con uno strumento solo.
Sono i tipi umani definiti freddi, quelli senza poesia, quelli che non conoscono nessuna forma espressiva che non sia la loro parola. Ma l’atto creativo, la genialità, si nutrono di alterazioni di senso, di spostamento di fuoco percettivo, di paradossi, di ossimori, di sinestesie. La sinestesia, l’unione di sfere sensoriali diverse, è la madre di ogni invenzione, ma naturalmente è eccezionalmente lontana dal senso comune, dal buon senso. Si è inventato l’aereo per sinestesia, osservando il volo degli uccelli; si è inventata la lampadina elettrica per sinestesia, osservando le lucciole; si è inventato il radar per sinestesia, studiando il sistema dei pipistrelli. Ognuna di queste (e di altre migliaia) di invenzioni è stata osteggiata, derisa, umiliata, perché lontana dal buon senso. Quello che vogliamo fare è ampliare l’utilizzo degli strumenti della nostra percezione.

 Possiamo pensare a un oggetto in 4 modi diversi:

 1. “Vedendo” il suo nome scritto da qualche parte nella nostra mente.

Questo è il modo percettivo proprio di alcune persone che non riescono ad “immaginare” le cose a cui pensano, che non riescono a visualizzarle. Negli anni della scuola erano riconosciuti perché imparavano tutto a memoria. Per essi il linguaggio è tutto.


2. Possiamo invece pensare a una mela “visualizzandola” nella nostra mente.

Questo modo percettivo, privilegia le immagini mentali, è il più differenziato perché può contenere infinite variabili come la distanza, il colore, la grandezza, la luce, il contesto sonoro e spaziale. Infatti tu puoi pensare a una mela immaginandola vicina, di un determinato colore, su di un tavolo ecc.

3. Possiamo poi pensare a una mela “vivendola”, sentendola emotivamente e sensorialmente, godendone il profumo, mordendola, accarezzandone la superficie, coinvolgendo cioè tutti e cinque i sensi e le sensazioni associate.



 4. Infine possiamo “essere” quella mela, 

ovvero sentirci come se fossimo fatti della sua sostanza, come se fossimo talmente piccoli da potervi essere dentro e sentire sul nostro corpo quella temperatura, quella consistenza, quella acquosità.


Questo è lo stato che genera l’opera d’arte, che genera la musica, che fa vibrare un testo: si può partecipare di una mela, di un temporale, dell’infinito, di un profumo. La creatività è refrattaria solo al primo stato. In esso non c’è speranza per qualsiasi manifestazione creativa. Il vero nemico della musica, dell’artigianato, del disegno, della chimica, e paradossalmente della poesia, è il linguaggio.


Quando si attivano i centri del linguaggio, situati prevalentemente nell'emisfero sinistro del cervello, si disattivano infatti tutte le funzioni intuitive, empatiche, geniali che sono il fondamento della creatività. Viceversa l’ultimo stato è, comprensibilmente, il terreno più fertile per qualsivoglia invenzione, è la dimensione nella quale si annulla la percezione del tempo, si dilata a dismisura il presente, si annullano le distanze e tutto l’universo, tutto l’esistente è qui, adesso, in una dimensione perfetta e non c’è assolutamente posto per i concetti, i giudizi, le norme, i pensieri. È la dimensione dell’unione, della comunione, della fusione degli opposti.

 Molti scienziati, inventori, creativi amano raccontare della straordinaria unione con l’oggetto delle loro ricerche, come se “fossero una cosa sola”. È il sym-ballein, lo spazio del simbolo che ha in sé Senso-Significato-Segno ed è opposto al dya-ballein, il diavolo che è invece divisione, separazione. Quando si percepiscono gli oggetti, i problemi, le situazioni, i sentimenti con questa modalità così partecipata, se ne coglie l’essenza, il senso nascosto, l’anima. Ecco perché «La verità è invisibile agli occhi».

I LIBRI FONDAMENTALI

 

sabato 5 gennaio 2019

COME CREARE UN PROPRIO STILE Part. 1 Una delle questioni che gli allievi pongono più frequentemente è quella dello stile. Molti si domandano come trovare un proprio stile, un proprio linguaggio, una caratteristica che sia riconoscibile all'esterno, che riconduca i lavori a quella persona. E naturalmente intorno a questo concetto si fa una gran confusione nel senso che si pensa, comunemente, che questo processo di identificazione debba avvenire da dentro, si crede cioè che da “dentro” si cominci a costruire un linguaggio proprio. Non è propriamente così: il primo processo che deve concretizzarsi è quello del riconoscimento, dobbiamo cioè individuare all'esterno di noi una sensazione, una grafia, un senso e poi costruirci sopra un linguaggio compiuto.
...ognuno di noi è attratto e affascinato da qualche cosa, ognuno di noi prova godimento estetico osservando qualcosa in particolare, ascoltando alcune sonorità.
Il fatto è che il talento si manifesta soltanto quando trova all'esterno lo specchio in cui rivelarsi. Soltanto se incontriamo qualcosa che lo mette nella condizione di specchiarsi il nostro talento può manifestarsi.
 Passeggia per un bosco, osserva i muri, guarda l’acqua, guarda il movimento delle cose, delle persone, e cerca di comprendere che cosa a te piace, quelle particolari dinamiche o quella gerarchia di forme, di toni, o l’apparente disordine o il segno del tempo sugli elementi e identifica qual è il linguaggio che ti emoziona. Potresti essere affascinato dalla velocità o dalla lentezza, dall'assenza o dalla confusione ed allora studia qual è il loro linguaggio, sentilo nelle vene, nel tuo corpo, fatti attraversare da quella sensazione. La tua anima farà il resto, la tua anima tradurrà quella sensazione in gesto creativo, sia esso musicale, pittorico, gestuale, filmico.

TROVI IL CAPITOLO NEL MIO LIBRO
 
 I  LIBRI FONDAMENTALI PER COSTRUIRE IL PROPRIO STILE:





mercoledì 5 settembre 2018



COME SPRIGIONARE L’ENTUSIASMO CREATIVO



HAI MAI SENTITO LA TUA VOCE REGISTRATA? Che sensazione hai provato?

Quasi nessuno ama la propria voce registrata, nessuno riconosce nella propria voce qualcosa di unico, qualcosa di intimo, come se quella voce svelasse una parte “che non si deve vedere”.
Dalla prima infanzia all’adolescenza avanzata, ci hanno detto talmente tante volte quello che non dobbiamo dire, fare o pensare che ognuno si è convinto che in fondo in fondo ci sia davvero qualcosa da cambiare, qualcosa di sporco, qualcosa che non va nel proprio io! E come può chi ha questa convinzione, creare bellezza, inventare armonie ed essere creativo? Questo è il motivo che fa dire a quasi tutti: «Io non ci sono portato». Tu non ci sei portato!

La buona notizia è che TUTTI ABBIAMO ALMENO UN TALENTO!

Io non sapevo disegnare ed oggi realizzo questi lavori:

 


tutti mi dicevano che ero una frana nell'organizzare e nel decidere ed io ho ideato e realizzato un Museo Opificio, IL BORGO DEI CARTAI, nel quale si produce carta a mano con tecniche dell'800.





non sapevo suonare uno strumento eppure ho realizzato insieme ad un amico musicista questa musica:



A scuola mi dicevano che non sarei mai stato in grado di scrivere elegantemente perchè disordinato ed io ho pubblicato due volumi di Poesia, vinto premi letterari, scritto articoli per Riviste, avuto l'onore di una prima pagina dell'Unità con una Poesia.

IL MARE DENTRO Poesie

LA CREATIVITA' E' LA SPINTA NATURALE DI OGNUNO. MA METTE TIMORE PERCHE' CONDUCE L'ANIMA NEL TERRITORIO CHE NESSUNO CONOSCE.


Tutti possiamo imparare ad esprimere i nostri talenti, a diventare creativi. E' soltanto una questione di strumenti, mentali e tecnici. Lo insegno nei miei corsi, nelle conferenze, e scopro che ognuno ha dentro di sè tutto ciò che è necessario


Vuoi saperne di più? 

I LIBRI FONDAMENTALI PER LA CREATIVITÀ:


Io per i miei ritratti uso Matite Contè a Paris - Grafite in Polvere - carta 300 gr Fabriano









CREATIVI SI DIVENTA: ECCO COME!

Io non sapevo disegnare. Non sapevo neanche inventare nulla. Ero piuttosto impacciato e timido. Poi la sordità, improvvisa, totale, dopo un incidente in mare e in un giorno silenzio assoluto fuori di me. Così ho conosciuto dentro di me cose che neanche pensavo potessero esistere ed ho compreso come il talento sia solo una serie di convinzioni e strumenti che possono essere appresi.
Il talento è l’essere capaci di attingere alla parte più autentica che abbiamo dentro di noi ed imparare a manifestarla. Se hai dei sentimenti, provi delle emozioni e sei in grado di distinguere il brutto dal bello, hai tutti gli strumenti per diventare creativo. Tutti i grandi creativi hanno una grandissima stima e considerazione dei loro sentimenti ed emozioni. In quel periodo di silenzio ho scoperto il ruolo del linguaggio nell’osservazione, nel saper vedere le cose e i pensieri. Ora i mie ritratti sono molto apprezzati ed aver scoperto un metodo infallibile mi permette di insegnarlo a tanti convinti di non avere nessun talento e che disegnano benissimo e con risultati eccellenti.


L’essere stato senza parlare ed ascoltare per più di tre mesi ha permesso a quello che ognuno ha dentro di sé, sensazioni, emozioni, desideri, di uscire, di fluire, di manifestarsi. Ogni atto creativo, dalla formula scientifica al brano musicale, nasce da un desiderio di manifestare un sentimento, un’emozione, una sensazione e da una chiara visione di esse. Il grande nemico di ogni atto creativo è il linguaggio, che veicola Giudizio e Paura. Essere creativi è un metodo che ti insegnerà come disinnescare questi due nemici, ti insegnerà a riconoscerli, ti guiderà in alcuni potenti esercizi per imparare a Pensare da Creativo­ ed utilizzare il sentire “Sinestetico”.

Vuoi saperne di più? 
I LIBRI FONDAMENTALI PER LA CREATIVITÀ: